Porsche 924
E’ opinione comune che il crescente degrado delle risorse ambientali, causato dalla permanente crescita delle produzioni e dei consumi, può minacciare le condizioni essenziali per uno sviluppo sostenibile; la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali è l’obiettivo primario degli enti statali competenti per territorio, stabilito dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale", che ha come principio basilare la garanzia di un elevato livello di protezione dell'ambiente.
Lo sviluppo sostenibile si esprime inoltre nel rispetto di un sistema di regole condiviso che orienta l’individuo verso comportamenti critici e razionali su molti aspetti del quotidiano, ma necessita prima di tutto di una presa di coscienza del cittadino, il quale deve orientare il proprio vivere quotidiano verso comportamenti sostenibili nel tempo e fortemente orientati al rispetto delle regole.
I veicoli ed i mezzi di trasporto sono direttamente coinvolti in questa domanda di sviluppo ambientale sostenibile, perché offrono benefici economici a utenti e imprese, ma comportano spesso costi latenti da inquinamento, ricadenti sulla collettività e sulle generazioni future.
Purtroppo, sempre più mezzi di trasporto sono abbandonati sulla pubblica via dai legittimi proprietari, producendo disagi e danni permanenti per la vita di una città, ma la particolare natura dei mezzi di trasporto rispetto ad altri oggetti considerati rifiuti, impone all’operatore di Polizia Locale l’effettiva dimostrazione oggettiva della volontà del proprietario di disfarsi del bene in questione.
I codici CER (Catalogo europeo dei rifiuti) in vigore dall’1.1.2002, stabiliscono che un veicolo a fine vita è composto di rifiuti pericolosi e non (CER 16 01).
I rifiuti pericolosi sono rispettivamente:
• Oli per circuiti idraulici, per motori, ingranaggi e lubrificazioni;
• Liquidi per freni;
• Acque oleose prodotte dalla separazione olio/acqua;
• Filtri dell’olio;
• Liquidi antigelo contenenti sostanze pericolose;
• Pneumatici fuori uso;
• Componenti contenenti mercurio;
• Componenti contenenti PCB (policlorobifenili);
• Componenti esplosive (es. Air Bag);
• Pastiglie per freni;
• Batterie al piombo;
• Altri componenti pericolosi.
Per la maggior parte dei rifiuti pericolosi sopraelencati è stato provato scientificamente il processo fisiologico cancerogenetico.
I rifiuti non pericolosi si suddividono in:
• Catalizzatori esausti contenenti oro, argento, palladio, iridio, platino;
• Serbatoi per gas liquidi;
• Metalli ferrosi;
• Metalli non ferrosi;
• Plastica;
• Vetro.
Se al termine del ciclo vitale del veicolo, la maggior parte dei materiali di cui é composta, in particolare acciaio e alluminio, sono riciclati e utilizzati per la creazione di nuovi materiali di produzione (come stabilito dalla normativa vigente), l’Impatto Ambientale del veicolo si riduce drasticamente; al contrario il veicolo abbandonato trasformato in rifiuto causa gravi alterazioni ecologiche gravanti sulla collettività.
Lo smaltimento dei pneumatici, degli oli e delle batterie, comporta il loro recupero, riciclo o rigenerazione che si presenta estremamente difficile ed oneroso economicamente, ma che, grazie a questi processi benefici, consente inoltre di calcolare l’Impatto Ambientale, utilizzando come base la differenza tra l’utilizzo in produzione di materie prime nuove e l’utilizzo di materiali riciclati; infine, stimando e sommando i costi latenti presunti, dati dall’inquinamento ambientale (in particolare i costi sanitari), si evidenzia la improcrastinabile necessità di recuperare e rendere ecologicamente non dannosi i mezzi di trasporto oggetto di abbandono.
Lino Mariani
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