14/11/14

Impatto ambientale dei rifiuti abbandonati

Si definisce “rifiuto”, per  la legislazione italiana ed europea , qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi, o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi (compreso nelle categorie riportate nell'Allegato A alla Parte Quarta del D.Lgs. 152/06). Comunemente chiamiamo rifiuti i materiali e gli oggetti che nella vita di tutti i giorni eliminiamo come ad esempio i rifiuti domestici,  i vecchi giornali, gli imballaggi degli oggetti che acquistiamo, la plastica, le bottiglie e tutti i contenitori “usa e getta” degli alimenti, i rifiuti vegetali  del giardino e delle piante o gli scarti di cucina. Ma i rifiuti vengono prodotti in tutti i luoghi di vita e di lavoro, nelle attività industriali, commerciali, edili, sanitarie, artigianali, e specificatamente classificati dal D.Lgs. 152/06 secondo l’origine in rifiuti urbani e speciali, e secondo le caratteristiche peculiari in rifiuti pericolosi o non pericolosi. Lo stesso decreto disciplina la raccolta differenziata dei rifiuti, delegandone la gestione della separazione delle categorie merceologiche omogenee ai comuni o altri enti preposti, al fine di riciclare i materiali prodotti e garantire il corretto trattamento delle frazioni non recuperabili destinate ai termovalorizzatori o in discarica.
Tuttavia, spesso si verifica l’abbandono intenzionale nell’ambiente di rifiuti dovuto all’incuria e alla maleducazione del singolo (la lattina o i mozziconi di sigarette gettati a terra), oppure a veri atti criminali quando ad essere abbandonati nell’ambiente sono prodotti altamente tossici provenienti dalle attività industriali.

L’impatto ambientale provocato dai rifiuti può interessare il suolo, l’acqua e l’aria e le inevitabili conseguenze della pratica dell’abbandono dei rifiuti sono il gas e la produzione di percolato derivante da processi biologici e fisico-chimici: nel caso dei rifiuti biodegradabili, il percolato risultante inquina il suolo e le falde acquifere, diminuisce il potenziale di ossido-riduzione aumentando la mobilità dei metalli tossici,  mentre le emissioni di gas comprendono prodotti pericolosi come il toluene e il cloruro di metilene, o altamente infiammabili come il metano. I rifiuti solidi come le materie plastiche hanno lunghissimi tempi di decomposizione ma in caso di incendi o piccole esplosioni, rilasciano immediatamente nell’aria i famigerati POPs (Inquinanti organici persistenti), tra cui le diossine e l’esaclorobenzene; i POPs, a causa della loro elevata lipoaffinità, generano bioaccumulo negli organismi e ne sono stati rilevati residui in pesci, animali selvatici, e nei tessuti, nel latte e nel sangue umani, oltre che in campioni alimentari.
Talvolta si riscontrano nelle discariche a cielo aperto, rifiuti pericolosi come i medicinali scaduti, le pile e le batterie scariche, i contenitori di sostanze tossiche o infiammabili, gli oli minerali esausti. Giova precisare che un solo grammo di mercurio (contenuto nelle pile e nei termometri) è sufficiente per inquinare mille litri d’acqua, mentre lo zinco contenuto in una sola pila può rendere non potabili addirittura 30.000 litri d’acqua.
Praticare correttamente la raccolta differenziata non significa solo adempiere ad un dovere civico ma dimostra che la salvaguardia dell’ecosistema porta benefici sanitari a noi stessi, oltre ad incentivare  importanti fattori socio-economici come la riduzione di consumo delle materie prime e dell’energia usata per produrle, riduzione dei costi di produzione, aumento di posti di lavoro nel settore, e non ultimo la tutela paesaggistica.


Lino Mariani

Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.