I sacchetti di plastica ci accompagnano nella
vita quotidiana da più di un secolo, ma
lo smaltimento illecito produce effetti sull'ambiente davvero devastanti. Infatti
i classici sacchetti di plastica sono costituiti da Polietilene di origine
petrolifera, praticamente indistruttibili, perché a differenza della
bioplastica (poliestere ottenuto da carbone non fossile), non esiste in natura
microorganismo capace di degradarne la struttura chimica. Si stima che ogni
anno circolino nel mondo un trilione di sacchetti di plastica di cui 100
miliardi di sacchetti utilizzati in Europa e 20 miliardi solo in Italia.
Abbandonato come rifiuto, un sacchetto di
plastica tende a rimanere al suolo per un lungo periodo di tempo, fino a quando
vento ed intemperie lo riducono in brandelli spargendolo in tutta la zona;
successivamente i brandelli vengono trasportati attraverso i tombini e spesso
finiscono nei canali navigabili. Ogni borsa che finisce nei boschi o nelle aree
naturali minaccia la progressione naturale della fauna selvatica come possibile
causa di morte per soffocamento involontaria di animali, ed al contempo
inibendo il naturale trasporto dei nutrienti al suolo e la catena trofica
dell’ecosistema floreale.
Senza l'equilibrio delle fonti di cibo un ecosistema
si prosciuga tendendo alla desertificazione e al drastico ridimensionamento
delle popolazioni animali. Con un aumento dell'uso sacchetto di plastica non
biodegradabile in tutto il mondo, gli eventuali effetti potrebbero essere
letteralmente devastanti anche sulla popolazione umana.
Altrettanto devastante è il problema dei milioni
di sacchetti di plastica che ogni anno finiscono nei mari e negli oceani. Estremamente
pericolosi per la vita del mare, in particolare per i mammiferi, infatti
qualsiasi mammifero in cerca di cibo può facilmente confondere le dimensioni,
la forma e la consistenza del sacchetto di plastica per un pasto e trovare la
morte per soffocamento. I piccoli cetacei come Focene, Stenelle e Delfini
comuni sono le vittime più rilevate perché mangiano ortiche di mare e meduse, difficilmente
distinguibili dal sacchetto di plastica; se sopravvivono con la deglutizione
del sacchetto, è improbabile che siano in grado di proseguire con la normale
digestione e quindi alla fine tendono a morire di una morte lenta e dolorosa, per
tossicità o blocco intestinale. I cetacei sono al vertice della catena trofica
marina e scientificamente, come una specie comincia a scomparire ad un ritmo
anormale, ogni altro organismo vivente marino ne viene influenzato
negativamente.
L'Italia è
all'avanguardia in Europa nella messa al bando dei sacchetti di plastica e
nella produzione di bioplastiche, infatti con la pubblicazione in Gazzetta
Ufficiale della legge di conversione (n. 116/2014) del Decreto Legge
Competitività (n. 91/2014), è stato completato l'iter della normativa italiana
sulla commercializzazione degli shopper monouso non biodegradabili e compostabili;
in particolare l’art. 11/comma 2-bis vieta la commercializzazione (anche a
titolo gratuito), di sacchetti per la spesa in plastica ad eccezione di quelli
monouso biodegradabili e compostabili secondo la norma UNI EN 13432:2002 e di
quelli riutilizzabili secondo precisi requisiti di spessore, con sanzioni da 2.500
a 25.000 euro, aumentata fino a 100 mila euro se la violazione riguarda
quantità ingenti di sacchetti.
Lino Mariani
Lino Mariani
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
1 commento:
Ultimissime ricerche in merito http://www.lescienze.it/news/2015/09/02/news/inquinamento_plastica_oceani_stomaco_uccelli_marini-2745084/
Posta un commento