13/04/15

Sacchetto di plastica: disastro ambientale o risorsa?

I sacchetti di plastica ci accompagnano nella vita quotidiana da più di un secolo,  ma lo smaltimento illecito produce effetti sull'ambiente davvero devastanti. Infatti i classici sacchetti di plastica sono costituiti da Polietilene di origine petrolifera, praticamente indistruttibili, perché a differenza della bioplastica (poliestere ottenuto da carbone non fossile), non esiste in natura microorganismo capace di degradarne la struttura chimica. Si stima che ogni anno circolino nel mondo un trilione di sacchetti di plastica di cui 100 miliardi di sacchetti utilizzati in Europa e 20 miliardi solo in Italia.
Abbandonato come rifiuto, un sacchetto di plastica tende a rimanere al suolo per un lungo periodo di tempo, fino a quando vento ed intemperie lo riducono in brandelli spargendolo in tutta la zona; successivamente i brandelli vengono trasportati attraverso i tombini e spesso finiscono nei canali navigabili. Ogni borsa che finisce nei boschi o nelle aree naturali minaccia la progressione naturale della fauna selvatica come possibile causa di morte per soffocamento involontaria di animali, ed al contempo inibendo il naturale trasporto dei nutrienti al suolo e la catena trofica dell’ecosistema floreale.

Senza l'equilibrio delle fonti di cibo un ecosistema si prosciuga tendendo alla desertificazione e al drastico ridimensionamento delle popolazioni animali. Con un aumento dell'uso sacchetto di plastica non biodegradabile in tutto il mondo, gli eventuali effetti potrebbero essere letteralmente devastanti anche sulla popolazione umana.
Altrettanto devastante è il problema dei milioni di sacchetti di plastica che ogni anno finiscono nei mari e negli oceani. Estremamente pericolosi per la vita del mare, in particolare per i mammiferi, infatti qualsiasi mammifero in cerca di cibo può facilmente confondere le dimensioni, la forma e la consistenza del sacchetto di plastica per un pasto e trovare la morte per soffocamento. I piccoli cetacei come Focene, Stenelle e Delfini comuni sono le vittime più rilevate perché mangiano ortiche di mare e meduse, difficilmente distinguibili dal sacchetto di plastica; se sopravvivono con la deglutizione del sacchetto, è improbabile che siano in grado di proseguire con la normale digestione e quindi alla fine tendono a morire di una morte lenta e dolorosa, per tossicità o blocco intestinale. I cetacei sono al vertice della catena trofica marina e scientificamente, come una specie comincia a scomparire ad un ritmo anormale, ogni altro organismo vivente marino ne viene influenzato negativamente.

L'Italia è all'avanguardia in Europa nella messa al bando dei sacchetti di plastica e nella produzione di bioplastiche, infatti con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione (n. 116/2014) del Decreto Legge Competitività (n. 91/2014), è stato completato l'iter della normativa italiana sulla commercializzazione degli shopper monouso non biodegradabili e compostabili; in particolare l’art. 11/comma 2-bis vieta la commercializzazione (anche a titolo gratuito), di sacchetti per la spesa in plastica ad eccezione di quelli monouso biodegradabili e compostabili secondo la norma UNI EN 13432:2002 e di quelli riutilizzabili secondo precisi requisiti di spessore, con sanzioni da 2.500 a 25.000 euro, aumentata fino a 100 mila euro se la violazione riguarda quantità ingenti di sacchetti.

Lino Mariani

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ultimissime ricerche in merito http://www.lescienze.it/news/2015/09/02/news/inquinamento_plastica_oceani_stomaco_uccelli_marini-2745084/